L’etnia Ashanti in Ghana e l’idolatria (KWAKU FRI)

Il Ghana è stato per molto tempo un territorio conteso tra i potentati occidentali e i regni africani dell’interno, come ad esempio quello degli Ashanti. La maggior parte delle comunità che vivono in Ghana appartengono alle etnie ad organizzazione matriarcale degli Ashanti/Akan, famosi per il loro passato impero e molto apprezzati oggi per le produzioni artigianali del legno e delle stoffe, seguono per numero i Mole-Dagomba/Mossi, gli Ewe ed i Ga-Dangme.

La religione più diffusa in Ghana è il cristianesimo (71,2% della popolazione al 2010, tra cui 28,3% pentecostali, 18,4% protestanti, 13,1% cattolici), praticato soprattutto nella parte meridionale del paese, dove sorsero i primi insediamenti coloniali e dove è concentrata la maggior parte della popolazione. L’Islam si attesta al secondo posto (17,6%), ed è diffuso principalmente nell’entroterra più settentrionale. Segue l’animismo con il 5,2% della popolazione: non bisogna dimenticare comunque che spesso molti ghanesi che si dichiarano cristiani o musulmani mantengono parallelamente alcuni culti animisti. Più in generale infatti si conterebbe che circa il 21,5% della popolazione si ritenga ancora legata alla religione animista, la quale spesso sfocia in riti vodoo.

L’animismo in Africa occidentale è la religione autoctona praticata da molto tempo ancor prima che arrivassero Islam e Cristianesimo, considerate religioni dei popoli invasori. Queste religioni sono state in generale accettate dalle popolazioni ma adattate alle loro credenze e sovente snaturate dei loro messaggi originali. Nelle tradizioni dei popoli animisti l’accettazione di una nuova credenza religiosa non si contrappone ai loro princìpi. I portatori di nuove religioni sono sempre accolti con le loro divinità, che vengono in qualche modo inserite nel pantheon delle divinità locali, anzi, in alcune circostanze, quando il confronto di superiorità è per essi evidente, dichiarano senza esitazione che il Dio dei cristiani o dei musulmani è più forte dei loro.

Il numero delle divinità varia da religione a religione, gli Ewe del Togo e del Ghana, per esempio, hanno più di 600 divinità compresa quella del vaiolo. Diverse religioni tradizionali ammettono l’esistenza, accanto agli spiriti ed alle divinità, di un essere supremo o creatore che però compare in genere solo nei miti della creazione ed è considerato troppo superiore per occuparsi degli uomini. La comunicazione con l’essere supremo è possibile solo con l’intercessione delle divinità minori o degli antenati. In questo caso KWAKU FRI non è altro che uno dei moltissimi idoli minori venerati in Ghana.

Le credenze tradizionali nel soprannaturale differiscono a seconda del gruppo etnico. La religione degli Akan riconosce molti “spiriti”, tra cui l’essere supremo (onyame), la divinità della terra, divinità più importanti (abosom), gli antenati, nonché gli spiriti ospiti ed i feticci. Gli antenati, per esempio, sono la più significativa forza spirituale. Ogni stirpe venera i propri membri deceduti sia individualmente che collettivamente, essi infatti credono nella vita dopo la morte tramite la quale i predecessori possono offrire benefici o punire i propri discendenti, che devono quindi pregare ed offrire sacrifici a loro.

Gli abosom sono serviti da sacerdoti e sacerdotesse (akomfo, solitamente vestiti di rosso e nero), che diventano impossessati dagli spiriti divini. In questo stato di trance sono capaci di divinizzare le cause delle malattie e delle sventure e raccomandare i sacrifici ed i trattamenti per porvi rimedio. Sacerdoti e sacerdotesse minori servono invece le reliquie dei feticci e gli spiriti minori, inoltre si specializzano sulle cure e sugli amuleti magici. I membri anziani delle famiglie assumono anch’essi funzioni religiose in base alla capacità di organizzare i riti ancestrali. In un contesto più moderno, il Nai Wulomo, il capo sacerdote, assume un’importanza a livello nazionale, poiché è responsabile per i rituali tradizionali ad Accra, capitale del Ghana. Alcuni sacerdoti sono dediti a particolari riti, quali sacrifici per le violenze contro la terra, incluso l’omicidio, ed altri rituali per mantenere produttiva e fertile la terra.

I rituali più importanti si basano sul ciclo degli antenati e sull’osservanza dei reali. Tra questi riti, il più importante è la cerimonia dell’adae, in cui le preghiere sono fatte agli antenati attraverso l’utilizzo di sgabelli intagliati che appartenevano a loro quando erano in vita. Questi oggetti sono tenuti in un mausoleo di famiglia e vengono presi ogni 6 settimane, quando le libagioni sono versate e gli animali sono sacrificati.

Se da un punto di vista sociale, l’etnia degli Akan segue una struttura matrilineare, l’osservanza rituale si focalizza sugli spiriti dei membri maschi della comunità, incarnati in sgabelli di legno intarsiati. Durante l’assunzione di maturità sociale da parte dell’uomo, egli acquista lo sgabello, considerato di sua esclusiva proprietà ed è come un’estensione della propria personalità. Dopo la morte di un uomo, quest’oggetto è posto in una stanza speciale che serve come deposito comune per l’intera stirpe. Come già precedentemente detto, ogni 6 settimane, gli sgabelli sono rimossi dalla stanza e vengono offerti sacrifici alcolici, di animali domestici, ed altri cibi per propiziare gli spiriti ancestrali, le cui benedizioni sono necessarie per il benessere della progenie. Simili osservanze e sacrifici si svolgono durante i funerali, riti di passaggio in cui i membri viventi della stessa famiglia passano al livello successivo di un ciclo che include i viventi, il morto, i bimbi che devono ancora nascere, nei quali il deceduto si reincarnerà eventualmente seguendo la stessa discendenza matrilineare.

FONTI:

Ricerca redatta da dott.ssa Laura Zannin

Padova 14 Marzo 2016